UNA MENSA IN CAMMINO

07.04.2019 18:40

(di Padre Massimo Lorandini, responsabile Mensa della Provvidenza)

Sembra incredibile che in una provincia ricca come la nostra, il Trentino, ci siano ancora tante persone che si trovano a dover chiedere: il cibo, un letto, le medicine per curarsi … insomma le cose necessarie per la sopravvivenza. Questo è quello che mi sento dire spesso da coloro che conoscono per la prima volta la realtà della Mensa della Provvidenza.

Purtroppo è così le motivazioni del bisogno sono molte, ci sono gli italiani che si trovano in difficoltà temporanea per la perdita del lavoro o per la separazione dalla moglie, per truffe subite, altri per dipendenze: alcolismo, tossicodipendenza e la sempre più presente ludopatia.

Naturalmente in mensa, in questo frangente storico, i più presenti dal punto di vista numerico, sono gli stranieri, infatti, chi arriva da distante manca di una rete di amicizie o di parenti che può sostenerlo e toglierlo dall’imbarazzo del non avere un luogo dove mangiare e dormire.

Oggi gli africani e i pakistani sono la maggioranza assoluta, maschi fra i 25 e i 35 anni che aspettano il permesso di soggiorno con il quale sperano di poter trovare lavoro ed avere una vita normale, o per poter andare in qualche stato del nord Europa.

Ogni sera, tutti i giorni della settimana, la mensa apre le porte verso le 14-14.30 a tre volontari che iniziano a cucinare affinché alle 17.15 si possa iniziare la distribuzione della cena, sino alle 18.30. Verso le 16.30 altri sette volontari vengono per preparare la sala e predisporre tutto per il servizio, alla fine del quale si faranno le pulizie, verso le 19 si conclude il servizio.

Raccogliamo i dati della mensa da circa vent’anni, da allora si sono susseguiti circa ottocento volontari, oggi attivi sono circa quattrocentocinquanta, persone provenienti prevalentemente dalla città di Trento, ma anche dalle valli del Trentino, per lo più pensionati, ma anche lavoratori e giovani universitari e studenti delle superiori maggiorenni.

La mensa è sostenuta totalmente dal volontariato e da benefattori, ci sono le grandi e piccole catene di distribuzione alimentari che ci donano alimentari freschi o a lunga conservazione; oppure privati: parrocchie, associazioni, scuole ecc che con donazioni singole o attraverso raccolte viveri o denaro ci sostengono per tutto l’anno. Non chiediamo, ne chiederemo all’ente pubblico soldi fino a quando ci sarà la sensibilità di una comunità cristiana e civile che si vuole prendere a cuore i propri figli in difficoltà, già perché queste persone non sono extraterrestri ma sono persone come noi con i nostri stessi bisogni, ansie, gioie e speranze; prendersene a cuore non è un gesto di estrema magnanimità, quanto di giustizia e di autentica fratellanza.  Fratellanza che Gesù ha indicato essere la peculiarità dell’uomo: infatti, abbiamo un unico Padre, il quale fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, ed il nostro caro Signore amava banchettare con i peccatori scandalizzando i ben pensanti e gli austeri farisei. San Francesco nostro fratello ed iniziatore di un percorso di fede ed umanità nuova sin dal XIII secolo ci ha spronato a prenderci cura dei lebbrosi di ogni tempo.

Così da quando esiste il convento (il nostro in piazza dei Cappuccini 1, c’è dal 1842) esiste un’attenzione per le persone in difficoltà, che naturalmente cambiano a seconda dei tempi e delle situazioni; nel dopoguerra erano sfollati e orfani, poi persone con problemi psicologici in emarginazione, i così detti barboni; dalla metà degli anni novanta ad oggi c’è stato un forte innalzamento numerico dato dalla sempre maggiore presenza di immigrati, prima dal nord Africa, poi dall’est Europa inizio degli anni 2000, ed ora ancora dall’Africa e dall’Asia.

Questi movimenti ci devono interrogare, non possono lasciarci impassibili, le migrazioni sono sempre una lacerazione per chi parte e una provocazione per chi accoglie.

Mi sorprende che non ci scandalizziamo più per esempio, (quante altre cose si potrebbero elencare) per la vendita di armi che fa peggio della plastica (in questi giorni si è deciso a livello globale di eliminarla, perché è un grande pericolo!). Le guerre uccidono persone e distruggono il futuro di molti paesi, colpiscono bambini, donne e uomini, e scatenano gli spostamenti di tante persone.

Chiediamocelo il perché degli spostamenti di tante persone nel mondo, (quelli che approdano da noi sono la minima parte) forse anche noi possiamo fare qualcosa, iniziamo ad alzare lo sguardo oltre le nostre cose giuste e care. Decidiamoci a costruire questa casa comune, come chiama il mondo papa Francesco, a favore di tutti i suoi abitanti, oppure continueremo a difendere i nostri diritti senza accorgerci che otto persone su dieci non stanno bene e di diritti non ne hanno molti.

Non basta neppure dare solo dei soldi, ce ne accorgiamo anche in mensa, sia per gli italiani, sia per gli stranieri. Per far crescere ed aiutare una persona in maniera duratura, bisogna accompagnare, mettersi al fianco, ascoltare, dare valore, aiutare a fare i passi giusti, non c’è una modalità unica in questo servire, ogni persona è diversa, quello di cui dobbiamo dotarci, cari amici e amiche che volete schierarvi dalla parte di chi fa fatica a vivere, è una pazienza che rincuora ed un amore incondizionato.

Fraternamente f. Massimo Lorandini